lunedì 9 novembre 2015

La crisi dei cieli e la paura del terrorismo

Certo é che dopo quanto accaduto in Egitto la paura di volare é tornata di moda. E pensare che solo il giorno prima prendevo il volo di rientro dal Cairo per Roma dopo una conferenza internazionale.
Il terrorismo c’é ed é innegabile, si annida ovunque, pullula e si riproduce nell’ignoranza, si fa breccia nelle persone piú deboli. E colpisce le persone piú deboli.
Ora ditemi voi che cosa c’entrano 200 persone che tornano da una vacanza e devono morire in quel modo... RIP, qualsiasi sia la vostra religione o credo.

Ed in tutto questo, cinicamente parlando, si riblocca il turismo. L’Egitto provava lentamente ad uscire da una crisi che la attanaglia da qualche anno e, puntualmente appena rimetti la testa fuori dalla melma, vieni ributtato in giú.
A questo punto mi sorge un dubbio, atroce: che il terrorismo sia comandato a bacchetta per far tenere la “testa bassa” a quelle popolazioni che potenzialmente potrebbero ribellarsi ai poteri forti? Retorica?
Ed il turismo soffre. L’indotto soffre. Le compagnie aeree soffrono. Gli abitanti soffrono e rischiano la vita.
Come accennnavo prima sono stato a il Cairo proprio prima dell’atroce attentato. Una popolazione molto bella, pieni di voglia di vivere, scansonati e sconsolati. Persone.
Un attentato ad una linea aerea é un attentato al mondo intero.
Scusate se scado nel populismo, ma questi annosi e dannosi fatti non giovano a nessuno. O quasi.

Pensate a livello economico cosa significa: turismo in frenata, compagnie aeree che non operano le tratte coinvolte, indotto che non lavora, ripercussioni sul mondo in generale. Perché quando accade qualcosa in una determinata localitá é innegabile, per chi é prossimo alla partenza e qualsiasi sia la destinazione, sentirsi in pericolo. Quindi si entra nella spirale delle cancellazioni di massa, tour operators che applicano (giustamente) penali, linee aeree che applicano penali, agenzie di viaggio che applicano penali. Insomma: il lavoro é stato fatto e non é giusto non essere remunerati per colpa del terrorismo.

L’invito che faccio, caloroso, affettuoso, accorato, é di non lasciarci intimorire da queste occasioni e anche se é difficile, andiamo avanti senza mostrare la paura.


Che é ció che vogliono. 




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